L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 46

 

IL RITORNO DEL RE

 

(PARTE QUARTA)

 

 

NOTTE DI SANGUE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Il mio nome è Matt Murdock e sono un avvocato. Quando avevo 15 anni salvai la vita ad un anziano cieco che stava per essere investito da un camion che, per misteriosi motivi, stava trasportando materiale radioattivo lungo tutta Manhattan. Un contenitore si aprì e qualcosa di brillante e caldo, mi colpì agli occhi. La sua luce fu l’ultima cosa che vidi. Divenni cieco, ma gli altri quattro sensi furono potenziati ad un livello incredibile. Acquisii anche una sorta di senso radar che mi consente di percepire la forma delle cose che mi circondano. La morte di mio padre per mano di spietati gangsters mi spinse a diventare un supereroe mascherato col nome di Devil. New York è la mia città e Hell’Kitchen il quartiere dove sono nato e che ho scelto di proteggere e questo è tutto quello che vi serve sapere di me.

            Sull’uomo che siede sul divano del mio salotto, invece, ci sarebbe molto da dire. Nella comunità dei supereroi ho parecchi buoni conoscenti e per molti di loro ho rispetto ed ammirazione, ma solo due e tre posso davvero chiamarli amici. Uno è l’Uomo Ragno ed anche lui ha l’abitudine di presentarsi in casa mia senza essere invitato. L’altro è qui di fronte a me, con indosso il suo tradizionale costume nero bluastro, con il suo volto nobile che io non posso vedere, scoperto e gli occhi puntati su di me. Il suo nome è T’Challa, figlio di T’Chaka, Re della nazione africana di Wakanda, ma molti lo conoscono solo col suo nome di battaglia: Pantera Nera.

-Hai detto che Tu hai bisogno del mio aiuto?- gli sto dicendo –Difficile da credere, trattandosi di te. Spiegati meglio.-

-Tutto è cominciato con l’omicidio efferato di un addetto del Consolato Wakandano a New York…- comincia a narrare T’Challa -… un omicidio di cui ho voluto occuparmi personalmente. La pista dell’assassino mi ha portato sulle tracce di Doeke Riebeeck, un Boero[1] con cui mi ero scontrato anni fa. Mentre lo spiavo, un mio vecchio nemico, il Lupo Bianco, ha tentato di uccidermi.-

T’Challa prosegue spiegandomi in dettaglio come e perché ha conosciuto quel Riebeeck e l’uomo che gli dava gli ordini, un certo Anton Pretorius, poi mi parla del Lupo Bianco e del legame che li unisce.

-E così questo Hunter sarebbe una sorta di tuo fratello maggiore adottivo, giusto?- gli chiedo –E ti odia perché gli è stato impedito di partecipare ai rituali per diventare la nuova Pantera Nera. Fammi indovinare: oltre al fatto che non era figlio naturale del Re, c’entra anche il fatto che era bianco, non è vero?-

            Nella voce di T’Challa c’è una chiara traccia d’imbarazzo, mentre risponde:

-Tu devi capire… ci sono tradizioni che…-

-Se noi americani ci fossimo fossilizzati sul rispetto cieco delle tradizioni in quanto tali…- replico -…festeggeremmo ancora il Compleanno della Regina e non il Quattro Luglio.-

-Capisco cosa vuoi dire… e sono in gran parte d’accordo con te.- risponde T’Challa –C’è gente nel mio paese, ed il Lupo Bianco è tra questi, che pensa che il contatto con la civiltà occidentale mi ha corrotto. Tuttavia io sono sinceramente convinto che sia assolutamente necessario che certi cambiamenti ci siano e sto facendo del mio meglio per introdurli. In ogni caso, non sono stato io a voler escludere Hunter dal rituale della pantera. A quell’epoca ero poco più di un bambino e lui appena un adolescente. Per ripagarlo del suo sacrificio mio padre inventò per lui il ruolo del Lupo Bianco ed in seguito lo nominò capo della Polizia Segreta. Un organismo che sciolsi non appena assunsi i poteri di Re e la cosa non gli è piaciuta.-

-Polizia segreta? Tuo padre doveva essere un tipo interessante. Anzi, ripensandoci, tutta la tua famiglia è interessante. Se non ricordo male, qualche tempo fa mi hai raccontato di un fratellastro che ha cercato di usurpare il tuo trono e poi è diventato un mostro di vibranio.[2] Ora c’è un fratello adottivo che cerca di ucciderti.-

-E non hai ancora conosciuto tutti i miei cugini… o mia sorella.-

-Tu hai una sorella? Non me ne avevi mai parlato.-

-Non c e n’era motivo. Adesso, però, parliamo d’altro. Posso contare su di te Matt?-

-Non hai nemmeno bisogno di chiedermelo. Qual è il tuo piano?

            E lui me lo spiega.

            Quando esco dal carcere federale di minima sicurezza dove Wilson Fisk sta scontando la sua condanna a sei anni di carcere per evasione fiscale devo ammettere di sentirmi a disagio. L’uomo che un tempo era conosciuto come Kingpin, l’indiscusso signore del crimine della Costa Orientale degli Stati Uniti, emana ancora una tale sensazione di forza e sicurezza in se stesso che se ne rimane inevitabilmente impressionati. È convinto che comunque vada il suo appello lui sarà presto fuori da quel carcere e non posso fare a meno di credere che abbia ragione.

-Mr. Urich…- mi saluta un uomo che incrocio all’uscita: biondo, con la faccia da bravo ragazzo ed un vestito elegante –Già finita la sua intervista?-

            Non sarei un buon giornalista se non lo riconoscessi immediatamente: è Richard Fisk, il figlio di Kingpin. Per anni lo scopo della sua vita è stato distruggere l’impero criminale del padre. Forse i suoi intenti erano lodevoli, non così i mezzi da lui usati. Ha le mani sporche di sangue, questo è certo. Non ci sono prove che lui sia stato il primo ad indossare la maschera del Boss criminale chiamato la Rosa, ma io sono tuttora convinto che fosse lui… ad onta delle prove che accusano un defunto sergente della Polizia di New York ed il mio altrettanto defunto collega Jake Conover. A sentir lui, Richard non ha più legami con il Crimine organizzato ed anzi dirige una fondazione intitolata a sua madre, Vanessa, che fornisce assistenza alle vittime di crimini violenti. Non è raro vederlo ad un talk show e c’è già qualcuno che pensa che dovrebbe candidarsi ad una qualche carica pubblica. Io rimango diffidente, però, ma forse è solo colpa del fatto che esce con una mia giovane collega, Candace Nelson, la sorella di un vecchio amico, ed io non voglio che le capiti qualcosa di male, magari qualcosa di peggio di un cuore spezzato.

-Cosa fa da queste parti a quest’ora, Mr. Fisk?- gli chiedo –Una visita di penitenza al paparino?-  

            Lui sorride e risponde affabilmente:

-Ogni tanto mi piace assicurarmi che lui sia dove tutti noi pensiamo che sia giusto che rimanga.-

            Mi saluta seguito da un giovanotto dall’aria triste. Ha un’aria familiare, ma non ricordo dove l’ho visto. Chissà perché penso che sia un avvocato.

            Raggiungo la mia auto dove mi aspetta un uomo di colore vestito sobriamente ed i cui occhi sono coperti da occhiali scuri. Dietro quelle lenti ci sono pupille vuote, risultato di una granata scoppiatagli in faccia durante una delle tante piccole o grandi guerre che hanno visto coinvolti i buoni, cari, vecchi Stati Uniti. I dettagli non hanno più molta importanza, ormai, ciò che conta è che Willie Lincoln è cieco. Ai suoi tempi, prima di finire nell’Esercito, Willie era un detective del Dipartimento di Polizia di New York, un buon detective e le è ancora, solo che adesso lavora per lo Studio Legale Nelson & Murdock. Io e lui stiamo seguendo insieme una pista che ci dovrebbe portare agli assassini di un piccolo informatore, una pista che coinvolge dei pezzi grossi. C’è solo da sperare che non ci capiti qualcosa.

-Ben, tutto a posto?- mi chiede Willie. Sarà anche cieco, ma ha sempre un intuito formidabile.

-Stavo pensando.- rispondo.

            Pensando ad Abner Jonas ed alla sua cricca di cospiratori e pensando ad un particolare che mi fa pensare di essere diventato paranoico: all’occhiello della giacca di Richard Fisk c’era un fiore, una rosa rossa.

            Constance Ferrari, Connie per gli amici, scende con passo svelto le scale del Tribunale Penale di New York. È la prima donna ad essere stata eletta Procuratore Distrettuale della Contea di New York e ne è felice. Ora, se solo capisse perché l’uomo di cui si è innamorata si sta estraniando da lei forse le cose sarebbero davvero perfette.

            Sta ancora pensando a questo, quando il proiettile ad alta precisione le perfora la fronte uscendo dalla nuca. Il suo piede, ancora a mezz’aria tra un gradino e l’altro, completa il suo passo con un movimento puramente meccanico. Il corpo di Connie rotola lungo i gradini e lei ricade scomposta con la gonna indecentemente rialzata.

            Ma lei non se ne preoccupa… non più. Connie Ferrari era già morta prima di iniziare a cadere.

 

 

2.

 

 

            Piove sempre sul luogo di un omicidio. Un luogo comune dei film noir. “Il grande sonno”, uno dei capolavori del genere, si svolge quasi sempre sotto la pioggia. Sono davvero strani i pensieri che passano per la mente, mentre si sta osservando la scena di un crimine. Il corpo di Connie Ferrari è già stato portato via. In fondo alle scale si può vedere il disegno col gesso in fondo alla scalinata, il sangue è quasi interamente stato lavato via dalla pioggia… quasi, ma non del tutto.

            Non conoscevo Connie Ferrari: c’eravamo incontrati ad un paio di conferenze stampa e mi era sembrata in gamba e determinata. In più era giovane. Le persone così giovani non ci si aspetta che muoiano.

            Ci si potrebbe chiedere perché l’hanno uccisa e se la sua morte è connessa a quella del Vice Procuratore degli Stati Uniti Gregory Anderson, Capo della Divisione Penale della Procura del Distretto Federale Meridionale dello Stato di New York.[3] Se lo chiedete a me, la risposta è si. Non ho altre ragioni per crederlo, se non il mio istinto, lo stesso che mi dice che ci saranno altre morti ed altro sangue scorrerà su altri marciapiedi.

-Ben… Ben Urich.-

            Mi volto e vedo che a chiamarmi è stato Franklin, “Foggy”, Nelson, Il Procuratore degli Stati Uniti per questa porzione di giurisdizione federale, Il bavero del suo impermeabile è una protezione insufficiente contro la pioggia, ma lui sta fermo in piedi, a capo scoperto con l’aria cupa ed al tempo stesso perplessa, come se ancora si rifiutasse di credere a ciò che è successo.

-Non doveva accadere, Ben.- mormora –Non a lei. Ai vecchi tempi poliziotti, giudici e procuratori erano intoccabili. Io e te siamo abbastanza vecchi da ricordarcelo, Urich. Queste nuove mafie non rispettano niente e nessuno: la vita degli altri non ha valore per loro. Ci hanno dichiarato guerra e noi… noi la combatteremo. Scrivilo sul tuo giornale, Ben.-

            Prima che io possa dire qualcosa interviene Candace Nelson, che si trova al mio fianco, emergendo da sotto un ombrello:

-Lo faremo Foggy, te lo prometto.-

            Nelson osserva la sorella.

-Immagino che non serva a niente chiederti di non esporti troppo, vero Candace?- le chiede.

            Candace sorride:

-Assolutamente a nulla, lo sai, fratellone.-

            Foggy si costringe a sorridere a sua volta e replica:

-Lo so, lo so molto bene, ma stai attenta lo stesso.-

            Se ne va lasciandomi con le mie domande e pochissime risposte.

 

            Il nome a cui preferisco rispondere è Gufo. Sono il nuovo Signore del Crimine di New York e delle aree circostanti. Supervisiono le mie operazioni dalla mia fortezza personale, nella mia impenetrabile Isola del Gufo, appena fuori dalle acque territoriali americane, in una Terra di Nessuno dove nessuno può raggiungermi a meno che io non lo permetta. Il mio regno, però, non è così assoluto come vorrei: C’è chi insidia il mio potere, chi ha portato la guerra nel mio territorio e ciò è semplicemente intollerabile.

         Spengo il televisore con un gesto di stizza. La morte di Connie Ferrari è stato un gesto dimostrativo inutile e controproducente. Chi lo ha fatto voleva dimostrare di non avere paura di niente e di nessuno, ma ha ottenuto solo di scatenare attenzioni pericolose per il buon andamento degli affari. C’è la mano di Gerasimov in tutto questo. Solo i russi ed i cinesi sarebbero abbastanza pazzi da fare una cosa simile, ma i cinesi sono impegnati nelle loro vendette private al momento.[4] No: questa è indubbiamente opera di quei pazzi di Little Odessa. Ora più che mai è importante che Lapide recapiti loro il mio messaggio.

         New York è mia e non permetterò che il sangue scorra nelle sue strade.

 

         Bill Hao stava disfacendo le valige, quando ha appreso la notizia. Dopo la breve, ma intensa esperienza come pubblico accusatore speciale nel processo contro Bruce Banner[5] si era preso un pò di giorni di vacanza per riflettere sul suo futuro. Stava meditando davvero di lasciare definitivamente il suo incarico di Vice Procuratore Distrettuale Esecutivo di Manhattan, ma quello che ha appena visto al telegiornale cambia tutto. Non può andarsene adesso.

            La telefonata che arriva in quel momento serve solo a rafforzare la sua decisione. Una voce di donna gli passa l’ufficio del sindaco.

-In cosa posso esserle utile, signore?- chiede Bill.

<<Può servire al meglio la sua città e la sua Contea, Mr. Hao. Se accetta la nomina, lei è da ora il Procuratore Distrettuale ad interim fino a che sarà organizzata un’elezione speciale.>> risponde il Sindaco.

            Bill pensa a molte cose in un singolo istante: alla sua giovinezza tormentata nella Chinatown di New York, al fratello supercriminale ed a molte altre cose ancora. Quasi non sente la sua voce rispondere:

-Accetto l’incarico, signore.-

<<Allora si presenti nel suo ufficio: ci troverà un giudice che l’aspetta per il giuramento di rito. Non perda tempo: c’è molto lavoro da fare. E la smetta con il “Signore”.>>

            Si, pensa, Bill Hao, c’è molto lavoro da fare e lui è uno di quelli a cui toccherà farlo. Non si tirerà indietro.

 

 

3.

 

 

            La pioggia mi sferza il volto, mentre i miei supersensi mettono a fuoco la scena del crimine. L’odore del sangue misto a quello della pioggia e dei reagenti chimici usati dai tecnici della Polizia colpisce le mie narici sensibili, mentre cerco di capire da dove può essere stato sparato il colpo che ha ucciso Connie Ferrari. È stato un tiro di alta precisione, un killer in gamba. Sicuramente ha usato un’arma in grado di sparare da molto lontano, una di quelle che non si trovano in commercio nei normali negozi di armi. Insomnia forse? Non molto probabile: a quanto ne so dovrebbe avere altro da fare di questi tempi, ma non posso escludere nulla.

-La conoscevi?-

            Altri, per quanto in gamba, non avrebbero minimamente percepito l’improvviso arrivo della Pantera Nera, io stesso ci sono riuscito a malapena.

-Connie Ferrari?- non molto –Ci saremo incontrati poche volte. Era una donna molto determinata. Forse troppo per qualcuno.- rispondo.

-L’assassino ha sparato da lontano. Un colpo solo. Conosceva il suo lavoro. Tu chi conosci con una mira superumana?-

            Un solo nome mi salta subito in mente: Bullseye, ma per qualche oscura ragione non sono del tutto convinto.

-Negli ultimi tempi ha sempre lavorato per Kingpin.- spiego a T’Challa -Ora è un battitore libero, almeno credo. Potrebbe essere lui, ma… non so… forse è meglio non saltare alle conclusioni.-

-Giusta considerazione. Forse dovremmo chiederci chi aveva interesse ad ucciderla.-

-Dovremmo? Non sei tenuto ad interessarti a questo caso. Hai già i tuoi problemi e sei già in ritardo sulla tua tabella di marcia.-

-Tu avevi bisogno di riposare dopo una nottataccia… ed io pure. Il Lupo Bianco non ci scapperà. Se non lo troveremo noi, ci troverà lui, vedrai. Nel frattempo niente mi impedisce di aiutare te come tu stai aiutando me. Perché tu vuoi trovare quest’assassino, non è vero?-

            Sorrido, mentre rispondo:

-Si… è proprio quello che voglio fare.-

 

            Il suo nome è Lonnie Lincoln, ma per chiunque lo conosca è solo e semplicemente Lapide, un nome che deriva in parte dalla sua carnagione albina ed in maggior parte dalla sua spietata efficienza nel portare a termine i suoi incarichi di killer per conto del crimine organizzato. In certi posti lo chiamano anche: La Morte che sussurra e questo perché quando parla la sua voce è, per l’appunto, poco più di un sussurro.

            Oggi il suo incarico è trovare un uomo: il killer al servizio del leader della mafia russa di Brooklyn. Ha battuto un sacco di posti per avere le informazioni che cercava e rotto anche qualche osso nel frattempo, ma ora, finalmente, sembra avere una pista decisiva da seguire.

-Il Confessore.- dice sogghignando –Bel nome. Quando avrò finito con lui, avrà lui bisogno di un prete… per l’estrema unzione.-

            E così dicendo Lapide si avvia verso il rifugio della sua preda. Se si guardasse alle spalle saprebbe che forse la preda sta per diventare cacciatore.

 

            L’omicidio di un Procuratore Distrettuale non è una cosa che le autorità prendono alla leggera. Per questo in un sol giorno si sono visti i Procuratori Distrettuali della cinque contee comprese nella Grande New York, il Procuratore degli Stati Uniti, i vertici della Polizia cittadina e quelli del F.B.I.  

            Il vostro umile cronista sente odore di qualcosa di grosso in arrivo. Chiunque abbia fatto uccidere Connie Ferrari voleva mandare un messaggio. Da quel che vedo, direi che non ha ottenuto l’effetto sperato.

            Osservo un po’ pezzi grossi incontrarsi di fronte alla sede della Polizia. Se Franklin Nelson si è scomodato a venire fin qui, deve esserci un buon motivo.

-Che facciamo Ben?- mi chiede Candace Nelson.

-Quello per cui J. Jonah Jameson ci paga: andiamo in cerca di una notizia per la prima pagina di domani qualcosa mi dice che tuo fratello è la chiave per averla.-

 

 

4.

 

 

            Le prime ombre della sera calano su New York, mentre sul tetto di Police Plaza Uno un eterogeneo gruppo di uomini e donne, che comprende: il Procuratore degli Stati Uniti Franklin Nelson, il Vice Procuratore degli Stati Uniti e Capo ad interim della Divisione Penale Katherine Malper, il Procuratore Distrettuale ad interim di Manhattan William Hao, il Commissario di Polizia Arthur Stacy, il Tenente Terenzio Oliver Rucker dell’Ufficio Crimine Organizzato della Polizia di New York, il tenente Flint della Squadra Omicidi di Manhattan Sud, tutti avvolti nei loro impermeabili cercando di ignorare la pioggia battente, aspettano. Il motivo per cui sono qui qualcuno lo troverebbe certamente bizzarro.

-Non vorrei dirlo…- rompe il silenzio Arthur Stacy -… ma sto cominciando a trovare questa situazione un tantino ridicola.-

-In effetti, certe cose sembrano funzionare solo nei fumetti.- commenta Bill Hao –Ma è comunque un’idea buona quanto qualunque altra.-

-Magari qualcuno si farà vivo.- interviene Foggy Nelson.

-Ecco quello che mi piace in un servitore della legge: l’ottimismo.-

            La voce esprime una finta allegria mentre una figura variopinta salata sul tetto.

-L’Uomo Ragno!- esclama qualcuno.

-Il signore ha vinto una bambolina.- ribatte l’Arrampicamuri –Salve Terenzio, ti trovo nella solita pessima forma. Arthur… come va?-

-Bene, grazie.- replica Stacy. Sebbene ora non sia più convinto che l'Uomo Ragno sia il responsabile della morte di suo fratello e sua nipote, vederlo lo mette sempre a disagio. –Mi fa piacere che hai risposto all’appello.-

-Non è stato il solo.-

            Dall’ombra emerge la scura figura del Ragno Nero. Immediatamente dopo, ecco arrivare, planando da qualche parte più in alto, sostenuto dal mantello che tiene per i lembi, Moon Knight, che atterra elegantemente sui talloni, per poi avvolgersi teatralmente nel mantello.

-Non mi aspettavo un simile comitato di accoglienza, Flint…- dice, rivolgendosi al suo contatto nella Polizia di New York -… ma va bene lo stesso… per ora.-

-Lo stesso vale per me.-

            A parlare è stato il misterioso supereroe di colore noto solo come Night Trasher, che salta sul tetto, seguito dalla variopinta figura di Iron Fist e quasi subito dopo ecco atterrare Falcon.

-Immagino che ci sia un motivo per questa convocazione poco ortodossa.- dice quest’ultimo.

Devil appare improvvisamente dalle ombre, seguito dalla Pantera Nera, e dice a sua volta:

-Sarei curioso di saperlo anch’io.

            A quanto pare, i supereroi cittadini non sono insensibili a quanto è accaduto.

 

            È forse una delle più strane assemblee a cui mi sia mai capitato di partecipare. Devo ammettere di non conoscere bene tutti presenti, anche se, come me, sono abituati a muoversi per le strade di questa città per tentare di ripulirla dal marciume che la infesta. Possiamo avere metodi leggermente diversi, ma i nostri fini sono gli stessi. Sento su di me lo sguardo del Ragno Nero e devo ammettere che mi sento confuso. I suoi segni vitali, il ritmo cardiaco, perfino l’odore: sono tutti pressoché identici a quelli di Peter Parker che gli sta al fianco. Devo fare appello a tutta la mia concentrazione per distinguerli. Peter mi ha parlato dei suoi cloni, ma ammetto che la cosa continua ad inquietarmi. Non ho bisogno di vedere T’Challa per capire che prova un disagio non dissimile dal mio.

-Come va, Mr. Nelson?- chiedo a Foggy.

-Bene.- risponde lui un po’ imbarazzato –Sono... lieto che tu abbia ricevuto il mio invito, Devil.-

            Sarebbe stato difficile non riceverlo, dal momento che Foggy conosce la mia identità segreta e me l’ha consegnato personalmente. Il fatto che io e lui siamo amici da una vita è un vantaggio per certe cose.

-Sono lieto di vedere che c’è anche la Pantera Nera con te… o devo chiamarla maestà?-

-Pantera Nera va benissimo.- replica, secco T’Challa –Non sono qui come sovrano, ma come membro dei Vendicatori e non chiedo particolari privilegi.-

            Il Commissario Stacy si schiarisce la gola e comincia a parlare:

-Non vi farò perdere tempo. Vi chiederete perché abbiamo chiesto proprio a voi di venire qui. È presto detto: voi rappresentate quella parte della comunità dei supereroi che agisce, per così dire, a livello della strada. La vostra priorità non sono le invasioni aliene o gli aspiranti conquistatori del mondo, ma i criminali che minacciano la gente comune. C’è una guerra ora per le strade e voi potete aiutarci a fermarla. Ci sono posti dove i comuni poliziotti non possono andare, cose che non possono fare, confini che non possono valicare e che voi, invece, valicate continuamente. Per quanto difficile possa essere farlo, chiediamo il vostro aiuto.-

 

            Il Felino della jungla tace ed osserva.  I due con i poteri di ragno sono simili eppure, allo stesso tempo, diversissimi: L’Uomo Ragno tenta di sembrare disinvolto, ma ai sensi acuti della Pantera Nera non sfugge un certo nervosismo, specie quando guarda verso l’uomo chiamato Stacy; il Ragno Nero è impassibile, come se nessuna emozione umana lo toccasse o turbasse, eppure anche lui evita di guardare negli occhi Stacy. Ci sono, poi, i due fratelli neri, Falcon e Night Trasher: un uomo che ha già visto troppe brutture nella vita ed un giovane forse troppo impulsivo ed impaziente. Moon Knight è come una sfinge, impenetrabile. Iron Fist è il meno disinvolto del gruppo e Devil… il suo amico Devil si sforza di sembrare equilibrato, ma le sue emozioni ribollono sotto la cenere.

         E poi c’è lui: il Felino della Jungla, la Pantera Nera, forse un intruso tra coloro che sono presenti. Eppure un tempo anche lui ha battuto le strade della grande città violenta, anche lui ha fatto un giuramento di proteggere gli innocenti dalla violenza insensata che gli uomini infliggono ad altri uomini per avidità, follia o pura e semplice malvagità. È un giuramento che non ha dimenticato e non si tirerà indietro.

-Insomma, ci state chiedendo di fare il lavoro sporco per voi.- sta dicendo Night Trasher.

-Io non la vedo affatto cosi.- replica Arthur Stacy –Per ciò che mi riguarda, tempi disperati richiedono misure disperate. Noi faremo la nostra parte coi mezzi consentiti dalla legge. A voi chiediamo solo di fare la vostra… senza superare, però, certi limiti.

-In parole povere: niente di male se prendiamo qualcuno a pugni, ma dobbiamo stare attenti a non versare sangue.- commenta, sarcastico, il Ragno Nero -È sempre la solita storia. Beh io ho già affrontato le Tong cinesi e qualche sicario della Yakuza,[6] non mi preoccupa scontrarmi anche con la Mafia Russa. Quanto ai miei metodi… cercherò di essere il più gentile possibile… se me lo permetteranno i miei avversari.-

         Non è difficile immaginare un sogghigno sotto la maschera che gli copre il volto.

-Lo stesso vale per me.- aggiunge l’Uomo Ragno. –A parte il fatto che io sono notoriamente più gentile del signore che mi sta accanto.-

-Io ho già i miei problemi con la gang di Morgan..- interviene Falcon -… ma conoscevo Connie Ferrari e non mi va che i suoi assassini rimangano impuniti.-

         Sotto la sua maschera anche Pantera Nera accenna un sorriso. Sono uomini in gamba, questi ed è certo che faranno la loro parte.

 

 

5.

 

 

            Un magazzino in disuso nel Porto. Piuttosto ovvio, in un certo senso, come rifugio dell’imprendibile Killer della Mafia Russa. Lapide sogghigna, mentre spalanca la porta con un calcio ed entra… in un locale completamente vuoto, a parte una sagoma in cartone di forma ed altezza umane.

            I suoi contatti gli hanno mentito, oppure… una lama sibila sopra la sua testa e si conficca proprio nel punto del bersaglio dove è posizionato il cuore della vittima.

            Lapide sogghigna, mentre si volta: ha trovato la sua preda, dopotutto, anche se ora sembra difficile stabilire chi è la preda e chi il cacciatore.

            Davanti a lui c’è un uomo completamente rivestito da una tuta violacea. Sul lato in alto a sinistra del suo cappuccio c’è disegnata una croce dorata.

-Io sono il Confessore.- dice.

-E tu saresti il killer di Gerasimov?- chiede Lapide –Mi sembri solo un comune buffone in costume.-

            L’altro non risponde e gli lancia contro dei pugnali le cui lame si spezzano contro il petto di Lapide, rovinandogli, peraltro la camicia.

-Tutto qui quello che sai fare?-

-No!- è la laconica risposta dell’altro, che gli scaglia contro qualcos’altro che si avvolge intorno al collo di Lapide.

-Un rosario? Speri di convertirmi, forse?-

            La mano destra del Confessore si stringe. Lapide coglie qualcosa nei suoi occhi che lo spinge a strapparsi di dosso freneticamente il rosario un attimo prima che esploda.

            Lapide si rialza, ancora vivo.

-Mi sei costato un abito da 600 dollari fatto su misura.- dice –Ora sono veramente arrabbiato.-

            Si scaglia sul suo avversario ed entrambi finiscono fuori dal magazzino e dopo una breve lotta piombano, ancora avvinghiati l'uno all'altro, nell'acqua torbida dell’Hudson River.

            Passa qualche istante, poi ecco emergere la figura del confessore che, dopo aver preso una boccata d’aria si tira fuori dall’acqua, poi getta lo sguardo oltre il pontile dicendo con voce sommessa:

-Ti assolvo dai tuoi peccati.

 

            L’uomo che bussa alla porta del Centro di assistenza legale gratuita Karen Page a Hell’Kitchen non attira particolarmente l’attenzione. Si tratta, in fondo, solo di un uomo di colore alto e ben piantato che indossa jeans, un giubbotto di pelle, camicia senza cravatta sbottonata sul colletto. Ad osservarlo bene, però, si potrebbe notare come emani una sensazione di vitalità ed energia non comuni.

         Ad aprirgli la porta è un uomo ben vestito, dai capelli rossi che, nonostante l’ora tarda, indossa occhiali scuri ed impugna nella destra un bastone bianco: un cieco.

         L’uomo che ha bussato parla:

-L’avvocato Murdock? Sono un insegnante di Harlem, mi chiamo Luke Charles ed ho bisogno del suo aiuto.-

         Il Felino della Jungla ha mutato la sua pelle, ma non può ingannare il suo cacciatore. Sotto la sua maschera il Lupo Bianco fa un sorriso crudele, poi salta e si tuffa nella notte.  

 

            Come al solito sono rimasto solo in redazione per controllare per l’ultima volta il mio pezzo. Candace se n’è appena andata e probabilmente Richard Fisk la sta aspettando. Dovrei parlarle dei miei sospetti su di lui e metterla in guardia? E se mi sbagliassi? Adoro i dilemmi morali.

Beh, meglio darsi una mossa prima che il turno di notte mi trovi ancora qui. Prima o poi Doris perderà la pazienza e chiederà il divorzio se non comincio a tornare a casa ad un orario decente.

Qualcosa di freddo e duro si posa sulla mia nuca ed una voce ancora più fredda e dura mi dice:

-Buonasera, Mr. Urich, mi servono informazioni su un certo killer e sono certo che lei me le darà volentieri… se vuole tornare a casa sano.-

            Bullseye è tornato.

 

 

FINE DELLA QUARTA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Solo poche, brevi note per quest’episodio e, quindi, non perdiamo tempo.

 

1)       Una breve nota sulla famiglia di T’Challa: per anni non abbiamo saputo niente di lui a parte il nome di suo padre. Solo in Black Panther Vol 1° #6/10 (Fantastici Quattro, Corno, #234/241) abbiamo saputo dell’esistenza di un fratellastro e di quattro cugini di varie età, che in vari periodi della loro vita hanno svolto da soli od in gruppo il ruolo di Pantere Nere supplenti. In seguito, su Daredevil #245 (Fantastici Quattro, Star, #52), Ann Nocenti c’informò dell’esistenza di un’altra cugina e poi, nell’ordine Christopher Priest su Black Panther Vol 4° #4 (Cavalieri Marvel #4) c’informò dell’esistenza di un fratello adottivo, il Lupo Bianco per l’appunto, e Reginald Hudlin in Black Panther Vol 5° #1 (100% Marvel Pantera Nera), che tecnicamente non fa parte della nostra continuity, ci introdusse alla sorella più giovane di T’Challa, la cui esistenza io ho confermato in quest’episodio. Le informazioni biografiche su questi parenti sono poche e spesso contraddittorie. Avremo modo di riparlarne, ma non in questa sede.

2)       Connie Ferrari è un personaggio creato da Mark Waid & Andy Kubert su Captain America Vol 3° #15 (Capitan America & Thor #61). Per un certo periodo è stata l’interesse romantico di Steve Rogers. Il sottoscritto l’ha fatta diventare Procuratore Distrettuale di New York in sostituzione di Blake Tower ed ora è stata uccisa, presumibilmente dal Confessore. Vedremo quali saranno le ripercussioni della sua morte.

3)       La scena sul tetto del Police Plaza Uno è un chiaro omaggio a scene analoghe viste su Barman e mi ha permesso di mostrare un po’ di eroi che appartengono di diritto al lato più noir dell’Universo Marvel. Lo confesso, mi sono divertito. -_^

4)       Per coloro a cui interessasse: le vicende di Falcon contro la Mafia Nera di Harlem proseguono su Capitan America, quelle, abbastanza intricate, del Ragno Nero, sulla serie omonima, Moon Knight e Iron Fist si fanno vedere spesso in Marvel Knights.

5)       Lapide è davvero morto? Non scommetteteci troppo, a meno che non abbiate soldi da buttare. -_^

6)       Nota di continuity: quest’episodio si svolge appena prima degli eventi mostrati in Vendicatori #74 e Vendicatori Costa Ovest #16. Ritroveremo Devil e Pantera Nera in Vendicatori #75. Il Lupo Bianco dovrà aspettare ancora un po’ per il suo scontro con T’Challa, ma anche Matt sarà presente. Questo cambierà la dinamica delle cose? Staremo a vedere.

7)       Ulteriore nota di continuity: gli eventi di quest’episodio sono anche paralleli a quelli riguardanti la Vedova Nera e mostrati in Marvel Knights #45, dove abbiamo potuto vedere il mandante del Confessore: Alexei Kostantinovitch Gerasimov, il Pakhan, vale a dire il Padrino, della Mafia Russa di New York, di cui risentiremo ancora parlare sia qui che sulla suddetta testata. -_^

Nel prossimo episodio: Devil e Pantera Nera contro il Lupo Bianco, Bullseye a caccia, il Confessore al lavoro e tante altre cosucce. Non mancate.

 

Carlo

 



[1] Ovvero un Sudafricano di origine olandese.

[2] Accadde in Black Panther Vol 1° #6/10 (Fantastici Quattro, Corno, #234/241).

[3] Avvenuto nell’episodio #43 di questa serie.

[4] Vedi i recenti episodi di Uomo Ragno e Ragno Nero.

[5] Nei recenti episodi di Hulk MIT.

[6] La Mafia giapponese