L'UOMO SENZA PAURA
N° 46
(PARTE
QUARTA)
Di Carlo Monni
1.
Il mio nome è Matt
Murdock e sono un avvocato. Quando avevo 15 anni salvai la vita ad un anziano
cieco che stava per essere investito da un camion che, per misteriosi motivi,
stava trasportando materiale radioattivo lungo tutta Manhattan. Un contenitore
si aprì e qualcosa di brillante e caldo, mi colpì agli occhi. La sua luce fu
l’ultima cosa che vidi. Divenni cieco, ma gli altri quattro sensi furono
potenziati ad un livello incredibile. Acquisii anche una sorta di senso radar
che mi consente di percepire la forma delle cose che mi circondano. La morte di
mio padre per mano di spietati gangsters mi spinse a diventare un supereroe
mascherato col nome di Devil. New York è la mia città e Hell’Kitchen il
quartiere dove sono nato e che ho scelto di proteggere e questo è tutto quello
che vi serve sapere di me.
Sull’uomo
che siede sul divano del mio salotto, invece, ci sarebbe molto da dire. Nella
comunità dei supereroi ho parecchi buoni conoscenti e per molti di loro ho
rispetto ed ammirazione, ma solo due e tre posso davvero chiamarli amici. Uno è
l’Uomo Ragno ed anche lui ha l’abitudine di presentarsi in casa mia senza
essere invitato. L’altro è qui di fronte a me, con indosso il suo tradizionale
costume nero bluastro, con il suo volto nobile che io non posso vedere,
scoperto e gli occhi puntati su di me. Il suo nome è T’Challa, figlio di
T’Chaka, Re della nazione africana di Wakanda, ma molti lo conoscono solo col
suo nome di battaglia: Pantera Nera.
-Hai detto che Tu hai bisogno del mio aiuto?-
gli sto dicendo –Difficile da credere, trattandosi di te. Spiegati meglio.-
-Tutto è cominciato con l’omicidio efferato di
un addetto del Consolato Wakandano a New York…- comincia a narrare T’Challa -…
un omicidio di cui ho voluto occuparmi personalmente. La pista dell’assassino
mi ha portato sulle tracce di Doeke Riebeeck, un Boero[1] con
cui mi ero scontrato anni fa. Mentre lo spiavo, un mio vecchio nemico, il Lupo
Bianco, ha tentato di uccidermi.-
T’Challa prosegue spiegandomi in dettaglio
come e perché ha conosciuto quel Riebeeck e l’uomo che gli dava gli ordini, un
certo Anton Pretorius, poi mi parla del Lupo Bianco e del legame che li unisce.
-E così questo Hunter sarebbe una sorta di tuo
fratello maggiore adottivo, giusto?- gli chiedo –E ti odia perché gli è stato
impedito di partecipare ai rituali per diventare la nuova Pantera Nera. Fammi
indovinare: oltre al fatto che non era figlio naturale del Re, c’entra anche il
fatto che era bianco, non è vero?-
Nella
voce di T’Challa c’è una chiara traccia d’imbarazzo, mentre risponde:
-Tu devi capire… ci sono tradizioni che…-
-Se noi americani ci fossimo fossilizzati sul
rispetto cieco delle tradizioni in quanto tali…- replico -…festeggeremmo ancora
il Compleanno della Regina e non il Quattro Luglio.-
-Capisco cosa vuoi dire… e sono in gran parte
d’accordo con te.- risponde T’Challa –C’è gente nel mio paese, ed il Lupo
Bianco è tra questi, che pensa che il contatto con la civiltà occidentale mi ha
corrotto. Tuttavia io sono sinceramente convinto che sia assolutamente
necessario che certi cambiamenti ci siano e sto facendo del mio meglio per
introdurli. In ogni caso, non sono stato io a voler escludere Hunter dal
rituale della pantera. A quell’epoca ero poco più di un bambino e lui appena un
adolescente. Per ripagarlo del suo sacrificio mio padre inventò per lui il ruolo
del Lupo Bianco ed in seguito lo nominò capo della Polizia Segreta. Un
organismo che sciolsi non appena assunsi i poteri di Re e la cosa non gli è
piaciuta.-
-Polizia segreta? Tuo padre doveva essere un tipo
interessante. Anzi, ripensandoci, tutta la tua famiglia è interessante. Se non
ricordo male, qualche tempo fa mi hai raccontato di un fratellastro che ha
cercato di usurpare il tuo trono e poi è diventato un mostro di vibranio.[2]
Ora c’è un fratello adottivo che cerca di ucciderti.-
-E non hai ancora conosciuto tutti i miei cugini…
o mia sorella.-
-Tu hai una sorella? Non me ne avevi mai
parlato.-
-Non c e n’era motivo. Adesso, però, parliamo
d’altro. Posso contare su di te Matt?-
-Non hai nemmeno bisogno di chiedermelo. Qual è
il tuo piano?
E
lui me lo spiega.
Quando esco dal carcere federale di
minima sicurezza dove Wilson Fisk sta scontando la sua condanna a sei anni di
carcere per evasione fiscale devo ammettere di sentirmi a disagio. L’uomo che
un tempo era conosciuto come Kingpin, l’indiscusso signore del crimine della
Costa Orientale degli Stati Uniti, emana ancora una tale sensazione di forza e
sicurezza in se stesso che se ne rimane inevitabilmente impressionati. È
convinto che comunque vada il suo appello lui sarà presto fuori da quel carcere
e non posso fare a meno di credere che abbia ragione.
-Mr. Urich…- mi saluta un uomo che incrocio all’uscita:
biondo, con la faccia da bravo ragazzo ed un vestito elegante –Già finita la
sua intervista?-
Non sarei
un buon giornalista se non lo riconoscessi immediatamente: è Richard Fisk, il
figlio di Kingpin. Per anni lo scopo della sua vita è stato distruggere
l’impero criminale del padre. Forse i suoi intenti erano lodevoli, non così i
mezzi da lui usati. Ha le mani sporche di sangue, questo è certo. Non ci sono
prove che lui sia stato il primo ad indossare la maschera del Boss criminale
chiamato
-Cosa fa da queste parti a quest’ora, Mr. Fisk?- gli chiedo
–Una visita di penitenza al paparino?-
Lui sorride
e risponde affabilmente:
-Ogni tanto mi piace assicurarmi che lui sia dove tutti noi
pensiamo che sia giusto che rimanga.-
Mi saluta
seguito da un giovanotto dall’aria triste. Ha un’aria familiare, ma non ricordo
dove l’ho visto. Chissà perché penso che sia un avvocato.
Raggiungo
la mia auto dove mi aspetta un uomo di colore vestito sobriamente ed i cui
occhi sono coperti da occhiali scuri. Dietro quelle lenti ci sono pupille
vuote, risultato di una granata scoppiatagli in faccia durante una delle tante
piccole o grandi guerre che hanno visto coinvolti i buoni, cari, vecchi Stati
Uniti. I dettagli non hanno più molta importanza, ormai, ciò che conta è che
Willie Lincoln è cieco. Ai suoi tempi, prima di finire nell’Esercito, Willie
era un detective del Dipartimento di Polizia di New York, un buon detective e
le è ancora, solo che adesso lavora per lo Studio Legale Nelson & Murdock.
Io e lui stiamo seguendo insieme una pista che ci dovrebbe portare agli
assassini di un piccolo informatore, una pista che coinvolge dei pezzi grossi.
C’è solo da sperare che non ci capiti qualcosa.
-Ben, tutto a posto?- mi chiede Willie. Sarà anche cieco, ma
ha sempre un intuito formidabile.
-Stavo pensando.- rispondo.
Pensando ad
Abner Jonas ed alla sua cricca di cospiratori e pensando ad un particolare che
mi fa pensare di essere diventato paranoico: all’occhiello della giacca di
Richard Fisk c’era un fiore, una rosa rossa.
Constance Ferrari, Connie per gli amici, scende con passo svelto le scale del Tribunale Penale di New York. È la prima donna ad essere stata eletta Procuratore Distrettuale della Contea di New York e ne è felice. Ora, se solo capisse perché l’uomo di cui si è innamorata si sta estraniando da lei forse le cose sarebbero davvero perfette.
Sta ancora pensando a questo, quando il proiettile ad alta precisione le perfora la fronte uscendo dalla nuca. Il suo piede, ancora a mezz’aria tra un gradino e l’altro, completa il suo passo con un movimento puramente meccanico. Il corpo di Connie rotola lungo i gradini e lei ricade scomposta con la gonna indecentemente rialzata.
Ma lei non se ne preoccupa… non più. Connie Ferrari era già morta prima di iniziare a cadere.
2.
Piove
sempre sul luogo di un omicidio. Un luogo comune dei film noir. “Il grande
sonno”, uno dei capolavori del genere, si svolge quasi sempre sotto la pioggia.
Sono davvero strani i pensieri che passano per la mente, mentre si sta
osservando la scena di un crimine. Il corpo di Connie Ferrari è già stato
portato via. In fondo alle scale si può vedere il disegno col gesso in fondo
alla scalinata, il sangue è quasi interamente stato lavato via dalla pioggia…
quasi, ma non del tutto.
Non
conoscevo Connie Ferrari: c’eravamo incontrati ad un paio di conferenze stampa
e mi era sembrata in gamba e determinata. In più era giovane. Le persone così
giovani non ci si aspetta che muoiano.
Ci si
potrebbe chiedere perché l’hanno uccisa e se la sua morte è connessa a quella
del Vice Procuratore degli Stati Uniti Gregory Anderson, Capo della Divisione
Penale della Procura del Distretto Federale Meridionale dello Stato di New York.[3] Se lo
chiedete a me, la risposta è si. Non ho altre ragioni per crederlo, se non il
mio istinto, lo stesso che mi dice che ci saranno altre morti ed altro sangue
scorrerà su altri marciapiedi.
-Ben… Ben Urich.-
Mi volto e
vedo che a chiamarmi è stato Franklin, “Foggy”, Nelson, Il Procuratore degli
Stati Uniti per questa porzione di giurisdizione federale, Il bavero del suo
impermeabile è una protezione insufficiente contro la pioggia, ma lui sta fermo
in piedi, a capo scoperto con l’aria cupa ed al tempo stesso perplessa, come se
ancora si rifiutasse di credere a ciò che è successo.
-Non doveva accadere, Ben.- mormora –Non a lei. Ai vecchi
tempi poliziotti, giudici e procuratori erano intoccabili. Io e te siamo
abbastanza vecchi da ricordarcelo, Urich. Queste nuove mafie non rispettano
niente e nessuno: la vita degli altri non ha valore per loro. Ci hanno
dichiarato guerra e noi… noi la combatteremo. Scrivilo sul tuo giornale, Ben.-
Prima che
io possa dire qualcosa interviene Candace Nelson, che si trova al mio fianco,
emergendo da sotto un ombrello:
-Lo faremo Foggy, te lo prometto.-
Nelson
osserva la sorella.
-Immagino che non serva a niente chiederti di non esporti
troppo, vero Candace?- le chiede.
Candace
sorride:
-Assolutamente a nulla, lo sai, fratellone.-
Foggy si
costringe a sorridere a sua volta e replica:
-Lo so, lo so molto bene, ma stai attenta lo stesso.-
Se ne va
lasciandomi con le mie domande e pochissime risposte.
Il nome a
cui preferisco rispondere è Gufo. Sono il nuovo Signore del Crimine di New York
e delle aree circostanti. Supervisiono le mie operazioni dalla mia fortezza
personale, nella mia impenetrabile Isola del Gufo, appena fuori dalle acque territoriali
americane, in una Terra di Nessuno dove nessuno può raggiungermi a meno che io
non lo permetta. Il mio regno, però, non è così assoluto come vorrei: C’è chi
insidia il mio potere, chi ha portato la guerra nel mio territorio e ciò è
semplicemente intollerabile.
Spengo
il televisore con un gesto di stizza. La morte di Connie Ferrari è stato un
gesto dimostrativo inutile e controproducente. Chi lo ha fatto voleva
dimostrare di non avere paura di niente e di nessuno, ma ha ottenuto solo di
scatenare attenzioni pericolose per il buon andamento degli affari. C’è la mano
di Gerasimov in tutto questo. Solo i russi ed i cinesi sarebbero abbastanza
pazzi da fare una cosa simile, ma i cinesi sono impegnati nelle loro vendette
private al momento.[4] No:
questa è indubbiamente opera di quei pazzi di Little Odessa. Ora più che mai è
importante che Lapide recapiti loro il mio messaggio.
New
York è mia e non permetterò che il sangue scorra nelle sue strade.
Bill Hao stava disfacendo le valige, quando ha appreso la notizia. Dopo la breve, ma intensa esperienza come pubblico accusatore speciale nel processo contro Bruce Banner[5] si era preso un pò di giorni di vacanza per riflettere sul suo futuro. Stava meditando davvero di lasciare definitivamente il suo incarico di Vice Procuratore Distrettuale Esecutivo di Manhattan, ma quello che ha appena visto al telegiornale cambia tutto. Non può andarsene adesso.
La telefonata che arriva in quel momento serve solo a rafforzare la sua decisione. Una voce di donna gli passa l’ufficio del sindaco.
-In cosa posso esserle utile, signore?- chiede Bill.
<<Può servire al meglio la sua città e la sua Contea, Mr. Hao. Se accetta la nomina, lei è da ora il Procuratore Distrettuale ad interim fino a che sarà organizzata un’elezione speciale.>> risponde il Sindaco.
Bill pensa a molte cose in un singolo istante: alla sua giovinezza tormentata nella Chinatown di New York, al fratello supercriminale ed a molte altre cose ancora. Quasi non sente la sua voce rispondere:
-Accetto l’incarico, signore.-
<<Allora si presenti nel suo ufficio: ci troverà un giudice che l’aspetta per il giuramento di rito. Non perda tempo: c’è molto lavoro da fare. E la smetta con il “Signore”.>>
Si, pensa, Bill Hao, c’è molto lavoro da fare e lui è uno di quelli a cui toccherà farlo. Non si tirerà indietro.
3.
La pioggia mi sferza il volto,
mentre i miei supersensi mettono a fuoco la scena del crimine. L’odore del
sangue misto a quello della pioggia e dei reagenti chimici usati dai tecnici della
Polizia colpisce le mie narici sensibili, mentre cerco di capire da dove può
essere stato sparato il colpo che ha ucciso Connie Ferrari. È stato un tiro di
alta precisione, un killer in gamba. Sicuramente ha usato un’arma in grado di
sparare da molto lontano, una di quelle che non si trovano in commercio nei
normali negozi di armi. Insomnia forse? Non molto probabile: a quanto ne so
dovrebbe avere altro da fare di questi tempi, ma non posso escludere nulla.
-La conoscevi?-
Altri, per quanto in gamba, non
avrebbero minimamente percepito l’improvviso arrivo della Pantera Nera, io
stesso ci sono riuscito a malapena.
-Connie Ferrari?- non
molto –Ci saremo incontrati poche volte. Era una donna molto determinata. Forse
troppo per qualcuno.- rispondo.
-L’assassino ha
sparato da lontano. Un colpo solo. Conosceva il suo lavoro. Tu chi conosci con
una mira superumana?-
Un solo nome mi salta subito in
mente: Bullseye, ma per qualche oscura ragione non sono del tutto convinto.
-Negli ultimi tempi ha
sempre lavorato per Kingpin.- spiego a T’Challa -Ora è un battitore libero,
almeno credo. Potrebbe essere lui, ma… non so… forse è meglio non saltare alle
conclusioni.-
-Giusta
considerazione. Forse dovremmo chiederci chi aveva interesse ad ucciderla.-
-Dovremmo? Non sei
tenuto ad interessarti a questo caso. Hai già i tuoi problemi e sei già in
ritardo sulla tua tabella di marcia.-
-Tu avevi bisogno di
riposare dopo una nottataccia… ed io pure. Il Lupo Bianco non ci scapperà. Se
non lo troveremo noi, ci troverà lui, vedrai. Nel frattempo niente mi impedisce
di aiutare te come tu stai aiutando me. Perché tu vuoi trovare quest’assassino,
non è vero?-
Sorrido, mentre rispondo:
-Si… è proprio quello
che voglio fare.-
Il suo nome è Lonnie Lincoln,
ma per chiunque lo conosca è solo e semplicemente Lapide, un nome che deriva in
parte dalla sua carnagione albina ed in maggior parte dalla sua spietata
efficienza nel portare a termine i suoi incarichi di killer per conto del
crimine organizzato. In certi posti lo chiamano anche:
Oggi il suo incarico è trovare un uomo: il killer al servizio del leader della mafia russa di Brooklyn. Ha battuto un sacco di posti per avere le informazioni che cercava e rotto anche qualche osso nel frattempo, ma ora, finalmente, sembra avere una pista decisiva da seguire.
-Il Confessore.- dice sogghignando –Bel nome. Quando avrò finito con lui, avrà lui bisogno di un prete… per l’estrema unzione.-
E così dicendo Lapide si avvia verso il rifugio della sua preda. Se si guardasse alle spalle saprebbe che forse la preda sta per diventare cacciatore.
L’omicidio di un Procuratore
Distrettuale non è una cosa che le autorità prendono alla leggera. Per questo
in un sol giorno si sono visti i Procuratori Distrettuali della cinque contee
comprese nella Grande New York, il Procuratore degli Stati Uniti, i vertici
della Polizia cittadina e quelli del F.B.I.
Il vostro
umile cronista sente odore di qualcosa di grosso in arrivo. Chiunque abbia
fatto uccidere Connie Ferrari voleva mandare un messaggio. Da quel che vedo, direi
che non ha ottenuto l’effetto sperato.
Osservo un
po’ pezzi grossi incontrarsi di fronte alla sede della Polizia. Se Franklin
Nelson si è scomodato a venire fin qui, deve esserci un buon motivo.
-Che facciamo Ben?- mi chiede Candace Nelson.
-Quello per cui J. Jonah Jameson ci paga: andiamo in cerca
di una notizia per la prima pagina di domani qualcosa mi dice che tuo fratello
è la chiave per averla.-
4.
Le prime ombre della sera calano su New York, mentre sul tetto di Police Plaza Uno un eterogeneo gruppo di uomini e donne, che comprende: il Procuratore degli Stati Uniti Franklin Nelson, il Vice Procuratore degli Stati Uniti e Capo ad interim della Divisione Penale Katherine Malper, il Procuratore Distrettuale ad interim di Manhattan William Hao, il Commissario di Polizia Arthur Stacy, il Tenente Terenzio Oliver Rucker dell’Ufficio Crimine Organizzato della Polizia di New York, il tenente Flint della Squadra Omicidi di Manhattan Sud, tutti avvolti nei loro impermeabili cercando di ignorare la pioggia battente, aspettano. Il motivo per cui sono qui qualcuno lo troverebbe certamente bizzarro.
-Non vorrei dirlo…- rompe il silenzio Arthur Stacy -… ma sto cominciando a trovare questa situazione un tantino ridicola.-
-In effetti, certe cose sembrano funzionare solo nei fumetti.- commenta Bill Hao –Ma è comunque un’idea buona quanto qualunque altra.-
-Magari qualcuno si farà vivo.- interviene Foggy Nelson.
-Ecco quello che mi piace in un servitore della legge: l’ottimismo.-
La voce esprime una finta allegria mentre una figura variopinta salata sul tetto.
-L’Uomo Ragno!- esclama qualcuno.
-Il signore ha vinto una bambolina.- ribatte l’Arrampicamuri –Salve Terenzio, ti trovo nella solita pessima forma. Arthur… come va?-
-Bene, grazie.- replica Stacy. Sebbene ora non sia più convinto che l'Uomo Ragno sia il responsabile della morte di suo fratello e sua nipote, vederlo lo mette sempre a disagio. –Mi fa piacere che hai risposto all’appello.-
-Non è stato il solo.-
Dall’ombra emerge la scura figura del Ragno Nero. Immediatamente dopo, ecco arrivare, planando da qualche parte più in alto, sostenuto dal mantello che tiene per i lembi, Moon Knight, che atterra elegantemente sui talloni, per poi avvolgersi teatralmente nel mantello.
-Non mi aspettavo un simile comitato di accoglienza, Flint…- dice, rivolgendosi al suo contatto nella Polizia di New York -… ma va bene lo stesso… per ora.-
-Lo stesso vale per me.-
A parlare è stato il misterioso supereroe di colore noto solo come Night Trasher, che salta sul tetto, seguito dalla variopinta figura di Iron Fist e quasi subito dopo ecco atterrare Falcon.
-Immagino che ci sia un motivo per questa convocazione poco ortodossa.- dice quest’ultimo.
Devil appare improvvisamente dalle ombre, seguito dalla Pantera Nera, e dice a sua volta:
-Sarei curioso di saperlo anch’io.
A quanto pare, i supereroi cittadini non sono insensibili a quanto è accaduto.
È forse una delle più
strane assemblee a cui mi sia mai capitato di partecipare. Devo ammettere di
non conoscere bene tutti presenti, anche se, come me, sono abituati a muoversi per
le strade di questa città per tentare di ripulirla dal marciume che la infesta.
Possiamo avere metodi leggermente diversi, ma i nostri fini sono gli stessi.
Sento su di me lo sguardo del Ragno Nero e devo ammettere che mi sento confuso.
I suoi segni vitali, il ritmo cardiaco, perfino l’odore: sono tutti pressoché
identici a quelli di Peter Parker che gli sta al fianco. Devo fare appello a
tutta la mia concentrazione per distinguerli. Peter mi ha parlato dei suoi
cloni, ma ammetto che la cosa continua ad inquietarmi. Non ho bisogno di vedere
T’Challa per capire che prova un disagio non dissimile dal mio.
-Come va, Mr. Nelson?- chiedo a Foggy.
-Bene.- risponde lui un po’ imbarazzato –Sono...
lieto che tu abbia ricevuto il mio invito, Devil.-
Sarebbe
stato difficile non riceverlo, dal momento che Foggy conosce la mia identità
segreta e me l’ha consegnato personalmente. Il fatto che io e lui siamo amici
da una vita è un vantaggio per certe cose.
-Sono lieto di vedere che c’è anche
-Pantera Nera va benissimo.- replica, secco
T’Challa –Non sono qui come sovrano, ma come membro dei Vendicatori e non
chiedo particolari privilegi.-
Il
Commissario Stacy si schiarisce la gola e comincia a parlare:
-Non vi farò perdere tempo. Vi chiederete perché
abbiamo chiesto proprio a voi di venire qui. È presto detto: voi rappresentate
quella parte della comunità dei supereroi che agisce, per così dire, a livello
della strada. La vostra priorità non sono le invasioni aliene o gli aspiranti
conquistatori del mondo, ma i criminali che minacciano la gente comune. C’è una
guerra ora per le strade e voi potete aiutarci a fermarla. Ci sono posti dove i
comuni poliziotti non possono andare, cose che non possono fare, confini che
non possono valicare e che voi, invece, valicate continuamente. Per quanto
difficile possa essere farlo, chiediamo il vostro aiuto.-
Il Felino della jungla tace ed
osserva. I due con i poteri di ragno
sono simili eppure, allo stesso tempo, diversissimi: L’Uomo Ragno tenta di
sembrare disinvolto, ma ai sensi acuti della Pantera Nera non sfugge un certo
nervosismo, specie quando guarda verso l’uomo chiamato Stacy; il Ragno Nero è
impassibile, come se nessuna emozione umana lo toccasse o turbasse, eppure
anche lui evita di guardare negli occhi Stacy. Ci sono, poi, i due fratelli
neri, Falcon e Night Trasher: un uomo che ha già visto troppe brutture nella
vita ed un giovane forse troppo impulsivo ed impaziente. Moon Knight è come una
sfinge, impenetrabile. Iron Fist è il meno disinvolto del gruppo e Devil… il
suo amico Devil si sforza di sembrare equilibrato, ma le sue emozioni ribollono
sotto la cenere.
E poi c’è
lui: il Felino della Jungla,
-Insomma, ci state chiedendo di fare il lavoro sporco per
voi.- sta dicendo Night Trasher.
-Io non la vedo affatto cosi.- replica Arthur Stacy –Per
ciò che mi riguarda, tempi disperati richiedono misure disperate. Noi faremo la
nostra parte coi mezzi consentiti dalla legge. A voi chiediamo solo di fare la
vostra… senza superare, però, certi limiti.
-In parole povere: niente di male se prendiamo qualcuno a
pugni, ma dobbiamo stare attenti a non versare sangue.- commenta, sarcastico,
il Ragno Nero -È sempre la solita storia. Beh io ho già affrontato le Tong
cinesi e qualche sicario della Yakuza,[6]
non mi preoccupa scontrarmi anche con
Non è
difficile immaginare un sogghigno sotto la maschera che gli copre il volto.
-Lo stesso vale per me.- aggiunge l’Uomo Ragno. –A parte
il fatto che io sono notoriamente più gentile del signore che mi sta accanto.-
-Io ho già i miei problemi con la gang di Morgan..-
interviene Falcon -… ma conoscevo Connie Ferrari e non mi va che i suoi
assassini rimangano impuniti.-
Sotto la sua
maschera anche Pantera Nera accenna un sorriso. Sono uomini in gamba, questi ed
è certo che faranno la loro parte.
5.
Un magazzino in disuso nel Porto. Piuttosto ovvio, in un certo senso, come rifugio dell’imprendibile Killer della Mafia Russa. Lapide sogghigna, mentre spalanca la porta con un calcio ed entra… in un locale completamente vuoto, a parte una sagoma in cartone di forma ed altezza umane.
I suoi contatti gli hanno mentito, oppure… una lama sibila sopra la sua testa e si conficca proprio nel punto del bersaglio dove è posizionato il cuore della vittima.
Lapide sogghigna, mentre si volta: ha trovato la sua preda, dopotutto, anche se ora sembra difficile stabilire chi è la preda e chi il cacciatore.
Davanti a lui c’è un uomo completamente rivestito da una tuta violacea. Sul lato in alto a sinistra del suo cappuccio c’è disegnata una croce dorata.
-Io sono il Confessore.- dice.
-E tu saresti il killer di Gerasimov?- chiede Lapide –Mi sembri solo un comune buffone in costume.-
L’altro non risponde e gli lancia contro dei pugnali le cui lame si spezzano contro il petto di Lapide, rovinandogli, peraltro la camicia.
-Tutto qui quello che sai fare?-
-No!- è la laconica risposta dell’altro, che gli scaglia contro qualcos’altro che si avvolge intorno al collo di Lapide.
-Un
rosario? Speri di convertirmi, forse?-
La mano destra del Confessore si stringe. Lapide coglie qualcosa nei suoi occhi che lo spinge a strapparsi di dosso freneticamente il rosario un attimo prima che esploda.
Lapide si rialza, ancora vivo.
-Mi sei costato un abito da 600 dollari fatto su misura.- dice –Ora sono veramente arrabbiato.-
Si scaglia sul suo avversario ed entrambi finiscono fuori dal magazzino e dopo una breve lotta piombano, ancora avvinghiati l'uno all'altro, nell'acqua torbida dell’Hudson River.
Passa qualche istante, poi ecco emergere la figura del confessore che, dopo aver preso una boccata d’aria si tira fuori dall’acqua, poi getta lo sguardo oltre il pontile dicendo con voce sommessa:
-Ti assolvo dai tuoi peccati.
L’uomo che bussa alla porta del
Centro di assistenza legale gratuita Karen Page a Hell’Kitchen non attira
particolarmente l’attenzione. Si tratta, in fondo, solo di un uomo di colore
alto e ben piantato che indossa jeans, un giubbotto di pelle, camicia senza
cravatta sbottonata sul colletto. Ad osservarlo bene, però, si potrebbe notare
come emani una sensazione di vitalità ed energia non comuni.
Ad aprirgli
la porta è un uomo ben vestito, dai capelli rossi che, nonostante l’ora tarda,
indossa occhiali scuri ed impugna nella destra un bastone bianco: un cieco.
L’uomo che
ha bussato parla:
-L’avvocato Murdock? Sono un insegnante di Harlem, mi
chiamo Luke Charles ed ho bisogno del suo aiuto.-
Il Felino
della Jungla ha mutato la sua pelle, ma non può ingannare il suo cacciatore.
Sotto la sua maschera il Lupo Bianco fa un sorriso crudele, poi salta e si
tuffa nella notte.
Come al solito sono rimasto solo in
redazione per controllare per l’ultima volta il mio pezzo. Candace se n’è
appena andata e probabilmente Richard Fisk la sta aspettando. Dovrei parlarle
dei miei sospetti su di lui e metterla in guardia? E se mi sbagliassi? Adoro i
dilemmi morali.
Beh, meglio darsi una mossa prima
che il turno di notte mi trovi ancora qui. Prima o poi Doris perderà la
pazienza e chiederà il divorzio se non comincio a tornare a casa ad un orario
decente.
Qualcosa di freddo e duro si posa
sulla mia nuca ed una voce ancora più fredda e dura mi dice:
-Buonasera, Mr. Urich, mi servono informazioni su un certo
killer e sono certo che lei me le darà volentieri… se vuole tornare a casa
sano.-
Bullseye è
tornato.
FINE
DELLA QUARTA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Solo poche,
brevi note per quest’episodio e, quindi, non perdiamo tempo.
1)
Una breve nota
sulla famiglia di T’Challa: per anni non abbiamo saputo niente di lui a parte
il nome di suo padre. Solo in Black Panther Vol 1° #6/10 (Fantastici Quattro,
Corno, #234/241) abbiamo saputo dell’esistenza di un fratellastro e di quattro
cugini di varie età, che in vari periodi della loro vita hanno svolto da soli
od in gruppo il ruolo di Pantere Nere supplenti. In seguito, su Daredevil #245
(Fantastici Quattro, Star, #52), Ann Nocenti c’informò dell’esistenza di
un’altra cugina e poi, nell’ordine Christopher Priest su Black Panther Vol 4°
#4 (Cavalieri Marvel #4) c’informò dell’esistenza di un fratello adottivo, il
Lupo Bianco per l’appunto, e Reginald Hudlin in Black Panther Vol 5° #1 (100%
Marvel Pantera Nera), che tecnicamente non fa parte della nostra continuity, ci
introdusse alla sorella più giovane di T’Challa, la cui esistenza io ho
confermato in quest’episodio. Le informazioni biografiche su questi parenti
sono poche e spesso contraddittorie. Avremo modo di riparlarne, ma non in
questa sede.
2)
Connie Ferrari è
un personaggio creato da Mark Waid & Andy Kubert su Captain America Vol 3°
#15 (Capitan America & Thor #61). Per un certo periodo è stata l’interesse
romantico di Steve Rogers. Il sottoscritto l’ha fatta diventare Procuratore
Distrettuale di New York in sostituzione di Blake Tower ed ora è stata uccisa,
presumibilmente dal Confessore. Vedremo quali saranno le ripercussioni della
sua morte.
3)
La scena sul
tetto del Police Plaza Uno è un chiaro omaggio a scene analoghe viste su Barman
e mi ha permesso di mostrare un po’ di eroi che appartengono di diritto al lato
più noir dell’Universo Marvel. Lo confesso, mi sono divertito. -_^
4)
Per coloro a cui
interessasse: le vicende di Falcon contro
5)
Lapide è davvero
morto? Non scommetteteci troppo, a meno che non abbiate soldi da buttare. -_^
6)
Nota di
continuity: quest’episodio si svolge appena prima degli eventi mostrati in
Vendicatori #74 e Vendicatori Costa Ovest #16. Ritroveremo Devil e Pantera Nera
in Vendicatori #75. Il Lupo Bianco dovrà aspettare ancora un po’ per il suo
scontro con T’Challa, ma anche Matt sarà presente. Questo cambierà la dinamica
delle cose? Staremo a vedere.
7)
Ulteriore nota
di continuity: gli eventi di quest’episodio sono anche paralleli a quelli
riguardanti
Nel prossimo episodio: Devil e Pantera Nera contro il
Lupo Bianco, Bullseye a caccia, il Confessore al lavoro e tante altre cosucce.
Non mancate.
Carlo